mercoledì 1 dicembre 2010

NOVEMBRE 2010

Scontro fra bus in Nigeria: 33 persone bruciate vive
Blitz Quotidiano, 2/11/2010

NIGERIA 4/11/2010
LAGOS, SUL SEQUESTRO DELLE ARMI ANCHE UNA PISTA AFRICANA

NIGERIA 4/11/2010
DELTA DEL NIGER: LOTTA POLITICA E DISAGIO SOCIALE

Nigeria, espulsi settecento irregolari
PeaceReporter 5/11/2010

NIGERIA 5/11/2010
CORRUZIONE, AL VIA PROCESSO PER CONTRATTI A SOCIETÀ TEDESCA

Nigeria: commando armato nell’impianto petrolifero, sequestrati due stranieri
Blitz Quotidiano 8/11/2010

NIGERIA 9/11/2010
DELTA DEL NIGER: MEND RIVENDICA ATTACCO E SEQUESTRO SETTE STRANIERI

NIGERIA 10/11/2010
Riflettendo con... KEN SARO-WIWA, SUL DIRITTO ALLA VITA

Nigeria, i ribelli tornano ad attaccare le società petrolifere
Lettera 43, 8/11/2010

NIGERIA 11/11/2010
SINDACATI SOSPENDONO SCIOPERO GENERALE

Traffico d'armi in Nigeria: coinvolti due pasdaran iraniani
Il Corriere della Sera, 12/11/2010

NIGERIA 12/11/2010
DELTA DEL NIGER:DIFFUSI NOMI DEI SEQUESTRATI, LIBERI ALTRI QUATTRO OSTAGGI

Nigeria, nuovo attacco della setta ultra-islamista dei Boko Haram
PeaceReporter 15/11/2010

NIGERIA 16/11/2010
DELTA DEL NIGER: SEQUESTRI IN ASSALTO A PIATTAFORMA PETROLIO

NIGERIA 18/11/2010
DELTA DEL NIGER: SCONTRI, DIVERSI OSTAGGI LIBERATI

NIGERIA 19/11/2010
ATTENTATI ABUJA, TRIBUNALE SUDAFRICA ACCREDITA PISTA MEND

Nigeria, liberati 19 ostaggi, tra cui sette stranieri
Blitz Quotidiano, 19/11/2010

NIGERIA 23/11/2010
ELEZIONI, INTESA TRA DIRIGENTI DEL NORD SU CANDIDATO A PRESIDENZA

NIGERIA 24/11/2010
ELEZIONI LEGISLATIVE E PRESIDENZIALI, SI VOTA AD APRILE

NIGERIA 24/11/2010
ELEZIONI. PRIMARIE PARTITO DI GOVERNO, SETTIMANE DECISIVE

NIGERIA 25/11/2010
DOPO LO SCIOPERO AUMENTA IL MINIMO SALARIALE

NIGERIA 26/11/2010
GASDOTTO DEL SAHARA, I RUSSI CI CREDONO

Nigerian militants seize workers from oil rig
BBC, 8/11/2010

Nigeria strike goes ahead despite presidential talks
BBC, 10/11/2010

Nigeria unions suspend strike after pay promise
BBC, 10/11/2010

Nigerian military rescue 19 hostages in Niger Delta
BBC, 18/11/2010

Nigeria's Adamu banned for three years
BBC SPORT, 18/11/2010

Nigerian officials find heroin in shipment from Iran
BBC, 18/11/2010

Niger Delta rebel camp busted
Al Jazeera 20/11/2010

Nigeria's Mend militants claim oil pipeline attack
BBC, 23/11/2010

Nigeria to hold presidential election on 9 April
BBC, 23/11/2010

Nigeria finds more weapons in Lagos port
BBC, 24/11/2010

Iranian man charged in Nigeria over arms shipment
BBC, 25/11/2010

Shell and Halliburton quizzed over Nigeria 'corruption'
BBC, 30/11/2010


Scontro fra bus in Nigeria: 33 persone bruciate vive
Trentatré persone sono morte bruciate vive in Nigeria a seguito di una collisione fra due autobus che hanno preso fuoco nello stato di Yobe, nel nord della Nigeria.
“Abbiamo avuto oggi un incidente nei sobborghi di Potiskum, che ha coinvolto due autobus che svolgevano servizio nella zona – ha dichiarato il capo della commissione federale per la sicurezza stradale, Boyi Alli Maigari -. Trentatré persone sono rimaste bruciate vive”.
L’incidente è avvenuto quando il conduttore di uno dei due autobus ha perso il controllo del suo mezzo dopo l’esplosione di uno pneumatico e non ha potuto evitare la collisione con un autobus che proveniva dalla direzione opposta. “I 33 occupanti dei due bus sono morti tutti bruciati e non sono identificabili”, ha detto Maigari. Sono stati sepolti nel cimitero comunale di Potiskum.
Blitz Quotidiano, 2/11/2010

NIGERIA 4/11/2010
LAGOS, SUL SEQUESTRO DELLE ARMI ANCHE UNA PISTA AFRICANA
“Quelle armi erano dirette in Nigeria o in un paese vicino, magari la Costa d’Avorio” dice alla MISNA Guy Lamb, un esperto dell’Istituto sudafricano di studi sulla sicurezza (Iss) che conosce i traffici del Golfo di Guinea. Il sequestro dei 13 container della “CMA CGM Everest” nel porto di Lagos è da giorni sulle pagine dei quotidiani nigeriani. L’ultima ipotesi è che, per sfuggire all’arresto, alcuni “uomini d’affari” iraniani si siano rifugiati nell’ambasciata della Repubblica islamica ad Abuja. Una ricostruzione respinta dalla sede diplomatica dell’Iran, che in una nota ha scritto: “Qualsiasi parola in più aumenterà ancora la confusione, bisogna aspettare le conclusioni del governo nigeriano”. Sì, perché sul sequestro di Lagos è in corso un’indagine. Per ora si sa che nei container della società francese “CMA CGM” sono stati trovati lanciamissili, bombe a mano e molti tipi di munizioni, anche razzi con un diametro di 107 millimetri. Molto resta da capire, però, sulla provenienza e la destinazione delle armi. L’emittente radiofonica statunitense “Voice of America” e il quotidiano israeliano “Haaretz” accreditano da giorni la pista iraniana, ipotizzando che dal porto di Bandar Abbas il carico fosse diretto verso la Striscia di Gaza. Ma queste ricostruzioni, avvertono gli esperti sentiti dalla MISNA, potrebbero essere alimentate da ragioni di opportunità politica. “Per raggiungere i palestinesi di Gaza – sottolinea Lamb – le armi avrebbero dovuto percorrere ancora grandi distanze e attraversare molti controlli di frontiera: più probabile che i destinatari fossero africani, militanti del Delta del Niger o forze politico-militari in Costa d’Avorio, un paese dove le elezioni di questi giorni sono solo una tappa di un processo di pace difficile”. Alla pista africana credono anche i quotidiani della Nigeria, che ricordano gli attentati dinamitardi e le vittime del 1° ottobre ad Abuja. In relazione a quell’episodio è stato incriminato Henry Okah, fondatore e secondo alcuni eminenza grigia del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend). Il timore di una nuova fase di conflittualità interna, a meno di un anno dalle elezioni presidenziali, sembra spiegare il rafforzamento dei controlli alla frontiera con il Benin, la via per l’Africa occidentale dei conflitti civili, dalla Costa d’Avorio (2002-2007) alla Sierra Leone (1991-2001). Da quelle ferite, è nato alcuni anni fa un accordo regionale all’avanguardia nella lotta contro il traffico di armi di piccolo calibro. I paesi membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao) si sono impegnati a contrastare ogni trasferimento a beneficio di "soggetti non istituzionali" che non abbia il consenso dei governi. “L’intesa – dice alla MISNA da Roma Maurizio Simoncelli, esperto dell’istituto di ricerca Archivio disarmo – rivela l’esigenza di nuove tutele di fronte agli interessi dei grandi produttori mondiali di armi, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Germania all'Italia”. (MISNA)

NIGERIA 4/11/2010
DELTA DEL NIGER: LOTTA POLITICA E DISAGIO SOCIALE
Una lotta serrata per le candidature alle elezioni dell’anno prossimo è lo sfondo dell’attentato di Asaba: lo sostengono fonti della MISNA nel Delta del Niger, una regione ricca di petrolio dove 50 anni di indipendenza hanno portato le multinazionali ma non lo sviluppo economico e sociale. Le esplosioni sono avvenute a pochi metri dal palazzo del governatore dello Stato del Delta, Emmanuel Uduaghan, un dirigente del Partito democratico del popolo (Pdp) che promette infrastrutture e lavoro. “Le primarie nei partiti si avvicinano e lo scontro sulle candidature per il parlamento è sempre più aspro" dice alla MISNA padre Daniel Okanatotor, un missionario della congregazione di San Paolo. L’anno prossimo, con molte probabilità ad Aprile, i nigeriani eleggeranno il presidente, il parlamento e un buon numero dei governatori dei 36 Stati della Federazione. Secondo le fonti della MISNA ad alimentare i conflitti locali contribuisce una proposta di legge che potrebbe portare alla creazione di nuovi Stati, anche nel Delta del Niger. In questa regione, sembra di capire, la lotta per conquistare posizioni di potere ignora spesso le ragioni del disagio sociale. “Il Delta è abbandonato a se stesso, manca l'elettricità, le strade sono pozzanghere” protesta padre Daniel. La sua voce arriva da Bomadi, una cittadina a metà strada tra Warri e Port Harcourt, il cuore dell’industria petrolifera della Nigeria. Accanto alla parrocchia di questo missionario passano i “militanti”, affiliati forse al Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) ma più spesso semplici disoccupati che il programma di amnistia avviato dal governo l’anno scorso non ha convinto più di tanto. “Le multinazionali danno lavoro agli stranieri – dicono da Bomadi – e noi non abbiamo né college né università”. (MISNA)

Nigeria, espulsi settecento irregolari
Secondo il governo erano un potenziale rischio per le elezioni
Settecento immigrati irregolari sono stati deportati dalle autorità nigeriane verso i rispettivi Paesi d'origine: Camerun, Chad e Niger.
Lo ha annunciato un funzionario del Servizio di Immigrazione nigeriano Babayo Alkali in una conferenza stampa.
Secondo Alkali questi immigrati, giunti in Nigeria perché attratti dalla ricchezza del Paese, forte dei suoi pozzi petroliferi, avrebbero potuto compromettere le prossime elezioni presidenziali, accedendo illegalmente al voto.
I migranti erano impiegati soprattutto nel settore delle costruzioni e nel commercio ambulante.
PeaceReporter 5/11/2010

NIGERIA 5/11/2010
CORRUZIONE, AL VIA PROCESSO PER CONTRATTI A SOCIETÀ TEDESCA
Sono truffa e corruzione le ipotesi di reato nei confronti di nove dirigenti, sia nigeriani che stranieri, chiamati a rispondere di fronte ai magistrati di Abuja dell’assegnazione tra il 2001 e il 2004 di alcuni contratti milionari alla società tedesca Siemens. Dell’apertura del processo, considerato in Nigeria uno dei più importanti degli ultimi anni, scrivono oggi quotidiani e portali di informazione. Tra gli imputati nigeriani figurano alti funzionari del ministero delle Comunicazioni e responsabili di diversi enti governativi. Centrali nel processo dovrebbero essere le deposizioni di due manager tedeschi, accusati di aver distribuito tangenti e offerto viaggi gratuiti per un valore di 17 milioni e mezzo di euro. In relazione alla vicenda nigeriana i dirigenti della Siemens sono già stati condannati in Germania. La società tedesca, un gigante a livello mondiale nel settore delle telecomunicazioni, è coinvolta in procedimenti giudiziari anche in Egitto, Camerun e Libia. Condanne e sospetti hanno spinto la Banca mondiale a negare alla Siemens la possibilità di gestire i progetti finanziati dall’istituto newyorchese per lo sviluppo delle telecomunicazioni in Africa. (MISNA)

Nigeria: commando armato nell’impianto petrolifero, sequestrati due stranieri
Un commando composto da alcuni uomini armati ha attaccato un impianto petrolifero nello Stato sudorientale nigeriano di Akwa Ibom, sequestrando diverse persone tra le quali due stranieri.
Lo riferiscono fonti della sicurezza. L’attacco è avvenuto nella mattinata di lunedì 8 novembre nell’impianto di Okoro. L’area di Akwa Ibom, nel Delta del Niger, è ricchissima di petrolio e gas: tra il 2008 e il 2010 sono stati registrati 100 rapimenti.
Blitz Quotidiano 8/11/2010

NIGERIA 9/11/2010
DELTA DEL NIGER: MEND RIVENDICA ATTACCO E SEQUESTRO SETTE STRANIERI
È stato rivendicato dal Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) l’attacco contro un’installazione petrolifera internazionale nello stato meridionale di Akwa Ibom avvenuto alle prime ore di Lunedì e conclusosi con il sequestro di sette lavoratori stranieri. In una comunicazione inviata durante la notte, il Mend ha precisato che tutti gli stranieri sequestrati “stanno bene e si trovano al sicuro” e che nelle prossime ore verranno diffuse le loro generalità. Secondo un nuovo bilancio diffuso oggi dall’azienda di esplorazioni petrolifere con sede a Londra a cui apparteneva l’impiato attaccato, ‘Afren’, sono sette, e non cinque come riferito ieri, i dipendenti rapiti: due americani, due francesi, due indonesiani e un canadese. l rapimento di dipendenti stranieri delle molte società internazionali del greggio o dell'indotto e di familiari di esponenti locali di spicco viene usato come importante fonte di introiti da gruppi criminali ben armati (che normalmente rilasciano i sequestrati dopo il pagamento di un riscatto) e a volte come 'arma politica' da gruppi che chiedono un maggior sviluppo delle regioni meridionali. (MISNA)

NIGERIA 10/11/2010
Riflettendo con... KEN SARO-WIWA, SUL DIRITTO ALLA VITA
“Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente”.
- Ken Saro-Wiwa, intellettuale e attivista per il rispetto dei diritti umani nel Delta del Niger, impiccato a Port Harcourt il 10 novembre di 15 anni fa nonostante la mobilitazione e le proteste del mondo. (MISNA)

Nigeria, i ribelli tornano ad attaccare le società petrolifere
Un brivido lungo la schiena devono averlo sentito scorrere anche i circa 500 italiani che lavorano in Nigeria per conto di Eni e delle sue controllate (Saipem e Agip), la sera del 7 novembre quando hanno appreso la notizia del rapimento di cinque tecnici, due francesi, due statunitensi e un canadese, che lavorano per Afren, la compagnia petrolifera britannica che ha interessi nel delta del fiume Niger. Si tratta del secondo attacco ai dipendenti di compagnie petrolifere che operano in Nigeria da inizio dell'anno, dopo che il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger, che nel 2009 aveva dichiarato il cessate il fuoco per riprendere i dialoghi con il presidente federale Johnatan Goodluck, ha fatto ritorno alla lotta armata.
Il delta del Niger è una bomba a orologeria a rischio di esplosione perenne, dove gli ingenti interessi economici delle multinazionali straniere, ivi compresa Eni, si scontrano con il risentimento crescente delle popolazioni locali. In quest'area che si estende per 70 mila chilometri quadrati, che ingloba nove Stati federali dove vivono 20 milioni di persone, viene estratto l'80% del petrolio totale del Paese, che è tra i primi sette produttori al mondo.

11 milioni di galloni all'anno finiscono nel Niger
Le condizioni di vita dei nigeriani, quasi del tutto esclusi dagli scacchieri delle compagnie petrolifere (a eccezione di qualche migliaia di locali assunti dalle multinazionali), negli ultimi anni sono addirittura peggiorate a causa dell'inquinamento dell'area.
Secondo una stima del New York Times nell’ultimo mezzo secolo sono stati riversati nelle acque del Niger circa 546 milioni di galloni di petrolio, pari a 11 milioni di galloni all’anno. Una marea nera che rende quasi ridicola la fuoriuscita della British Petroleum nel golfo del Messico, e che sta sterminando la vita acquatica del delta con pesanti ripercussioni sul tenore di vita dei tanti pescatori del sud della Nigeria.
Come se non bastasse continua senza sosta il gas flaring, la pratica vietata dal protocollo di Kyoto e dal governo nigeriano, di dar fuoco ai gas di scarico dei pozzi. Secondo Amnesty international le compagnie petrolifere sarebbero le dirette responsabili di queste "torce" inquinanti che illuminano la notte del delta.

Dal 2000 il Mend ha firmato 70 sequestri
Queste le ragioni che hanno esasperato il malcontento e bloccato il processo di riconciliazione tra gli uomini del Mend e il governo di Goodluck. Il presidente, anche in vista delle prossime elezioni presidenziali che si terranno nell'aprile 2011, aveva aperto lo scorso anno canali di dialogo con i ribelli. Tuttavia lo scorso dicembre l'organizzazione aveva fatto sapere di essere stanca di aspettare «risposte dal governo». Il Mend ha chiesto così al presidente un piano di sviluppo per l'area che coinvolgesse direttamente i cittadini.
Dopo una breve tregua (dal 2000 a oggi il Mend ha organizzato almeno 70 sequestri di dipendenti delle compagnie petrolifere e numerosi sabotaggi lungo le pipeline del greggio) l'organizzazione è tornata a seminare il terrore tra le multinazionali.
A gennaio il movimento aveva firmato il sequestro di tre britannici e un colombiano dipendenti della Shell. La notte tra il 28 e il 29 ottobre il Mend ha danneggiato una conduttura del campo Osiama, nel Basyelsa State, che trasporta per conto di Eni un volume di 800 barili di petrolio al giorno. Risalendo indietro negli anni, a dicembre del 2006 furono rapiti tre italiani e un libanese che si occupavano dell'estrazione di gas naturale, e che poi vennero rilasciati. Nel 2007 invece, in un attacco contro Saipem, rimase ucciso un operaio di origini colombiane.

Italia- Nigeria: scambi per 1,8 miliardi di euro
Secondo i dati 2009 rilasciati dal ministero degli Esteri, in Nigeria operano circa 112 società italiane, di cui 22 di grandi dimensioni, concentrate prevalentemente nel settore petrolifero e del gas, in quello delle costruzioni e nei servizi (trasporti, import-export, società subappaltatrici di infrastrutture per le società petrolifere e del gas). Le nostre imprese di piccole e medie dimensioni, a loro volta, operano principalmente nel settore dell’edilizia e nella costruzione di infrastrutture, oltre che nel settore delle forniture governative per la difesa e la marina.
La Nigeria rappresenta, dopo il Sudafrica, il secondo partner commerciale dell’Italia nell’Africa subsahariana. Gli scambi economici bilaterali ammontano a 1,8 miliardi di euro. Le esportazioni italiane nel 2008 sono state pari a 762,4 milioni di euro, costituite soprattutto da macchinari e apparecchiature industriali, contro un import che vale oltre 1 miliardo ed è principalmente composto da greggio e gas.
La capofila degli interessi italiani in Nigeria è l'Eni che estrae 122 milioni di barili di olio al giorno e dopo aver speso centinaia di milioni di dollari in infrastrutture (e aver annunciato ulteriori investimento per 3 miliardi di euro), contribuisce per oltre il 15% della capacità produttiva di energia elettrica nazionale e sta incrementando i pompaggi di gas naturale.
Lettera 43, 8/11/2010

NIGERIA 11/11/2010
SINDACATI SOSPENDONO SCIOPERO GENERALE
È stato sospeso lo sciopero generale di tre giorni indetto, per chiedere un aumento dei minimi salariali, dalle due principali sigle sindacali della Nigeria e che ieri, nella prima giornata di astensione, aveva paralizzato il paese. Lo hanno riferito i due principali sindacati nazionali, il Congresso del lavoro (Nlc) e il Sindacato del commercio (Tuc), al termine di un incontro avuto ieri con il presidente nigeriano Jonathan Goodluck. Il capo di Stato ha infatti assicurato ai sindacati che presenterà in Parlamento una legge per aumentare i minimi sindacali subito dopo il Consiglio di Stato previsto per il 25 Novembre. I sindacati già nei mesi scorsi avevano indetto proteste, chiedendo un aumento del minimo salariale del 700% rispetto agli attuali 7500 nairas (pari a circa 36 euro). Dopo due mesi di negoziati avevano accettato l’aumento del 240%, 18.000 nairas (87 euro) proposto dal governo. La mancata applicazione dell’accordo da parte dell’esecutivo nigeriano aveva spinto i sindacati a scegliere nuovamente di scioperare. Ieri, lo sciopero ha fatto registrare una grande partecipazione con scuole, uffici e banche chiusi e mezzi di trasporto pubblico fermi.(MISNA)

Traffico d'armi in Nigeria: coinvolti due pasdaran iraniani
Sequestrati 13 container ad Apapa. Tensione all'interno degli apparati di sicurezza di Teheran
Si sono fatti beccare. E adesso cercano di tirarsi fuori dai guai. Sono dei pasdaran iraniani, coinvolti in una imbarazzante operazione di traffico d’armi in Nigeria. Una manovra – parte del cosiddetto «Piano Africa» – emersa con il sequestro nel porto di Apapa (Lagos) di 13 container pieni di armi. Un carico – come ha rivelato il Corriere nei giorni scorsi – destinato a diversi gruppi estremisti: Hisba, movimento integralista che agisce nel nord della Nigeria; Boko Haram, i talebani dell’Africa; guerriglieri del Mend, responsabili di rapimenti e attacchi nel Delta; ribelli senegalesi della Casamance. Ad organizzare la spedizione – sempre secondo le nostre informazioni ora confermate da un rapporto nigeriano - Azim Agajany e Sayed Tahmasebi, due ufficiali dei pasdaran e un nigeriano, Ali Abbas, alias Abu Geja. Quest’ultimo è stato arrestato dalla polizia locale mentre i due iraniani si sono nascosti all’interno della loro ambasciata ad Abuja.

SI MUOVE MOTTAKI - Smascherati, i khomeinisti hanno mobilitato intelligence e diplomazia per uscire dall’angolo. Con due obiettivi: ottenere la restituzione delle armi e riportare a casa Agajany e Tahmasebi. Nelle ultime 48 ore si è mosso persino il ministro degli Esteri Manoucher Mottaki che ha raggiunto la capitale nigeriana – Abuja – dove ha avuto contatti diretti con le autorità. Ha offerto collaborazione ma avrà dovuto anche dare spiegazioni. Non è però chiaro se abbia ottenuto il via libera per gli ufficiali rifugiatisi nella sede diplomatica.

LA SPEDIZIONE - Dall’inchiesta è emerso in modo chiaro come i due pasdaran abbiano organizzato la spedizione sotto la copertura di una società per costruzioni, la International Trading and General Construction. Inoltre sono entrati nel Paese con un visto sponsorizzato dalla stessa ambasciata dell’Iran. Tutti elementi che si sono tramutati in prove a loro carico. E che hanno provocato – secondo nostre informazioni – tensioni all’interno degli apparati di sicurezza iraniani. Una fonte ci ha confermato sullo svolgimento di riunioni di emergenza coordinate da un alto funzionario dell’intelligence, Sarhang Reza Shamshiri, incaricato di chiudere al più presto la vicenda. L’ufficiale non ha però mancato di sottolineare gli errori commessi dagli agenti. Una «scarsa professionalità» emersa anche dal rapporto nigeriano: dimostrando di non sapere la geografia, Agayani aveva chiesto che il carico fosse trasportato via nave ad Abuja. Peccato che la capitale non si trovi sulla costa. I container erano stati imbarcati su una nave gestita da una società francese nel porto di Bandar Abbas. Dopo una sosta in India, il cargo ha scaricato le armi, in luglio, nel porto di Apapa (Lagos). Gli iraniani le hanno lasciate in deposito ma la dogana le ha scoperte. Il caso è doppiamente delicato per Teheran. L’invio delle armi rappresenta una violazione delle risoluzioni Onu e costituisce, poi, una manovra destabilizzante all’interno della Nigeria.
Il Corriere della Sera, 12/11/2010

NIGERIA 12/11/2010
DELTA DEL NIGER:DIFFUSI NOMI DEI SEQUESTRATI, LIBERI ALTRI QUATTRO OSTAGGI
James Robertson e Jeffrey James (Stati Uniti), Patrick Weber e Mignon Gilles (Francia), Robert Tampubolon e Permana Nugraha (Indonesia), Robert Croke (Canada): queste le generalità dei sette lavoratori stranieri del settore petrolifero rapiti il 7 Novembre in seguito a un attacco contro un’installazione petrolifera internazionale nello stato di Akwa Ibom, nel sud della Nigeria. I nomi sono contenuti in una nota diffusa stamani dal Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend), che aveva rivendicato l’azione, nella quale si precisa che il rapimento dei sette lavoratori è stato realizzato per “evitare che il governo nigeriano negasse l’attacco”, aggiungendo che i sette “sono tutti in buona salute e resteranno sotto la nostra custodia per un po’”. Nello stesso comunicato, firmato con l’ormai noto pseudonimo di ‘Jomo Gbomo’, il Mend conferma anche il rilascio di tre lavoratori francesi e un tailandese rapiti due mesi fa da un altro gruppo attivo nel Delta del Niger. I quattro, consegnati recentemente nelle mani del Mend, sono stati liberati sulla base di “considerazioni umanitarie…dato il loro precario stato di salute”. Secondo l’edizione on line dell’importante settimanale francese ‘Le Pointe’, però, l’azienda per cui lavoravano i tre dipendenti francesi rilasciati ieri avrebbe pagato un riscatto di 109.000 euro ai rapitori. Il rapimento di dipendenti stranieri delle molte società internazionali del greggio o dell'indotto e di familiari di esponenti locali di spicco viene usato come importante fonte di introiti da gruppi criminali ben armati (che normalmente rilasciano i sequestrati dopo il pagamento di un riscatto) e a volte come 'arma politica' da gruppi che chiedono un maggior sviluppo delle regioni meridionali.(MISNA)

Nigeria, nuovo attacco della setta ultra-islamista dei Boko Haram
Nell'attacco un soldato nigeriano ha perso la vita
Il gruppo dei Boko Haram, gruppo integralista islamico il cui nome in lingua Hausa significa "l'educazione occidentale è un peccato", ha lanciato un attacco diretto contro alcuni soldati nigeriani. I miliziani hanno aperto il fuoco uccidendo un soldato e ferendone un altro, nel nord della Nigeria.
I colpi sarebbero stati sparati da un motorino in corsa. Lo ha riferito Mohammed Abubakar, commissario della polizia dello Stato di Borno, nella città di Maiduguri. Martedì scorso venticinque membri del gruppo islamico sono stati arrestati per aver dichiarto di aver ucciso dodici persone, tra cui un poliziotto.
I Boko Haram sono gli stessi responsabili dell'assalto al carcere di Bauchi dell'8 settembre scorso, in cui erano stati liberati oltre settecento detenuti, di cui centocinquanta islamici. I Boko Haram sono una setta religiosa radicale che rifiuta, insieme all'occidente, anche la spiegazione scientifica della natura.
PeaceReporter 15/11/2010

NIGERIA 16/11/2010
DELTA DEL NIGER: SEQUESTRI IN ASSALTO A PIATTAFORMA PETROLIO
Sarebbero sette i tecnici, tutti nigeriani, sequestrati domenica sera durante l’assalto di un commando armato a una piattaforma petrolifera gestita dalla società americana Exxon Mobil nel Delta del Niger. A sostenerlo è la più importante rete di gruppi militanti della regione, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend), che in una nota diffusa via e-mail ha minacciato di colpire ancora le installazioni delle multinazionali petrolifere. L’assalto è avvenuto al largo dello Stato di Akwa Ibom, in un braccio di mare ricco di petrolio non lontano dal confine con il Camerun. La settimana scorsa il Mend aveva rivendicato un altro blitz contro una piattaforma off-shore nel Delta del Niger, che si era concluso con il sequestro di sette tecnici stranieri. Episodi come questi rischiano di porre fine a un periodo di relativa stabilità, cominciato lo scorso anno con un programma di amnistia del quale hanno beneficiato migliaia di militanti. Sabato, ufficiali delle Forze armate hanno ipotizzato un’offensiva militare finalizzata a liberare gli stranieri rapiti il 7 novembre.(MISNA)

NIGERIA 18/11/2010
DELTA DEL NIGER: SCONTRI, DIVERSI OSTAGGI LIBERATI
Scontri tra forze speciali dell’esercito e un gruppo armato sono avvenuti ieri nella zona del delta del Niger con un bilancio ancora parziale di 15 vittime. Ne dà notizia il quotidiano ‘Vanguard’ citando fonti dell’esercito e precisando che i soldati hanno attaccato un campo di recente allestito in un’area della comunità Urhobo. Altre fonti dell’esercito riferite da diversi media internazionali e confermate da ambienti diplomatici hanno intanto dato notizia della liberazione di 19 persone tenute in ostaggio nel Delta del Niger. Catturati nelle ultime settimane in differenti occasioni gli ostaggi liberati includono cittadini nigeriani, due francesi, due indonesiani, un canadese. Tutti lavoravano per società operanti nell’ambito dell’industria petrolifera locale. Non è ancora chiaro se la liberazione degli ostaggi e gli scontri siano episodi collegati o se liberazione sia stata frutto di trattative. In una nota, il ministero degli Esteri francese ha confermato che i due francesi sono tornati in libertà insieme ad altre cinque persone rapite con loro nella notte tra il 7 e l’8 novembre. (MISNA)

NIGERIA 19/11/2010
ATTENTATI ABUJA, TRIBUNALE SUDAFRICA ACCREDITA PISTA MEND
Un tribunale di Johannesburg ha negato oggi la libertà su cauzione a Henry Okah, il co-fondatore del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) arrestato con l’accusa di essere coinvolto negli attentati dinamitardi che ad Abuja hanno causato il 1° ottobre 12 vittime. Secondo i magistrati sudafricani Okah è ancora oggi un esponente di punta del gruppo, ritenuto responsabile degli attentati. La decisione del tribunale ha seguito di alcune ore il ritrovamento di un’automobile carica di esplosivo a Port Harcourt, la principale città del Delta del Niger. Secondo un portavoce dei servizi di sicurezza nigeriani, è possibile che la macchina avrebbe dovuto esplodere contemporaneamente alle due autobomba fatte detonare nella capitale. L’inchiesta sugli attentati si sta sviluppando in una fase delicata per la Nigeria, dove l’anno prossimo potrebbe essere eletto per la prima volta un presidente originario del Delta del Niger. Nelle ultime settimane ad alimentare la tensioni sono stati anche gli agguati contro due installazioni petrolifere rivendicate dal Mend. Secondo diverse fonti, scontri a fuoco tra unità speciali dell’esercito e gruppi di militanti si sono verificati nel Delta del Niger ancora ieri. Mercoledì le Forze armate nigeriane avevano annunciato la liberazione in un blitz di 19 tecnici sequestrati nei recenti attacchi alle installazioni petrolifere (MISNA)

Nigeria, liberati 19 ostaggi, tra cui sette stranieri
Gli ostaggi sono stati liberati ieri dall’esercito nigeriano. Tra loro, due americani, due francesi, due indonesiani e un canadese. Confusa la ricostruzione della liberazione o del rilascio.
Gli ostaggi sono stati presentati ai giornalisti ieri mattina, con i militari che dichiaravano che erano stati liberati da un campo di militanti, e sono in buone condizioni di salute. Un funzionario militare nigeriano ha detto che nessun riscatto è stato pagato per la liberazione dei 19 ostaggi, che sono stati rapiti in tre diversi attacchi. “Questi signori sono stati recuperati da Obese Camp nello stato del Rivers,” ha detto il maggiore generale Charles Omoregie capo della JTF (Joint Task Force) ai giornalisti riferendosi al campo chiamato con il nome di un leader militante. “Non un centesimo è stato pagato per la liberazione di questi signori. E’ stata una nostra incursione. Noi non facciamo negoziati”. Ha anche dichiarato che nell’attacco non vi è stata alcuna vittima. Omoregie ha detto che i militari hanno preso il controllo di diversi campi di militanti nei tre maggiori Stati della zona, Rivers, Bayelsa e Delta, tra cui anche quelli gestiti da un’importante figura emergente della criminalità, conosciuta come Obese, che deteneva i 19 ostaggi. Qui la versione dei fatti comincia a traballare, infatti Omoregie, secondo quanto riportato dalla Reuters ha detto anche che i raid sono iniziati lunedì scorso e che Obese, che si crede sia uno dei nuovi comandanti del gruppo militante del Movement for the Emancipation of the Niger Delta (Mend), ha contattato le forze di sicurezza attraverso gli ex leader dei militanti.
“L’incursione nel suo campo ha portato alla sua decisione di rilasciare gli ostaggi”, ha aggiunto Omoregie. Sempre alla Reuters una fonte della sicurezza ha dichiarato che un ex-leader dei combattenti avrebbe contribuito a garantire il rilascio “in sicurezza” degli ostaggi
Quindi la logica conclusione è che non c’è stato nessun “raid”, vedremo. I sette stranieri erano stati rapiti in una piattaforma petrolifera in mare gestita dalla Afren lo scorso 7 novembre. Dei nigeriani, otto, sono stati rapiti da una piattaforma della Exxon Mobil una settimana dopo, mentre gli altri quattro sono dipendenti della impresa Julius Berger.
Il Mend aveva rivendicato la responsabilità del rapimento di 14 degli ostaggi liberati e al momento non ha rilasciato comunicati sulla vicenda.
Blitz Quotidiano, 19/11/2010

NIGERIA 23/11/2010
ELEZIONI, INTESA TRA DIRIGENTI DEL NORD SU CANDIDATO A PRESIDENZA
L’ex-vice-presidente Atiku Abubakar è stato scelto da alcuni tra i più influenti politici originari delle regioni del nord come rivale del capo di Stato Goodluck Jonathan alle primarie del Partito democratico del popolo (Pdp), con ogni probabilità cruciali per stabilire chi guiderà la Nigeria dal maggio dell’anno prossimo. Abubakar ha ottenuto il sostegno del Forum dei dirigenti politici del nord, un organismo al quale aderiscono anche possibili candidati alle primarie come l’ex-presidente Ibrahim Babangida, l’ex-consigliere per la sicurezza nazionale Aliyu Gusau e il governatore dello Stato di Kwara, Bukola Saraki. Secondo Adamu Ciroma, l’ex-ministro delle Finanze che ieri ha coordinato i lavori del Forum, dall’ultimo incontro è emerso l’impegno di “tutti” a lavorare insieme per favorire la nomina di Abubakar come candidato del Pdp alle elezioni presidenziali. Di particolare rilievo l’appoggio promesso da Babangida, ritenuto da molti una figura potenzialmente in grado di mobilitare risorse e consensi. Originario del gruppo etnico hausa, musulmano, Abubakar è stato vice-capo dello Stato tra il 1999 e il 2006 durante i due mandati di Olusegun Obasanjo. Dopo quell’esperienza aveva rotto con il Partito democratico del popolo, candidandosi senza successo alle presidenziali del 2007. Ora Abubakar potrebbe essere favorito dai malumori di chi ritiene ineleggibile Jonathan perché originario delle regioni meridionali, nel rispetto di una consuetudine interna al Pdp che prevede un’alternanza su base regionale negli incarichi istituzionali più importanti. Le primarie, in programma all’inizio dell’anno prossimo, dovrebbero essere decisive per l’elezione del nuovo capo dello Stato: il Partito democratico del popolo domina la politica nigeriana e vince le elezioni presidenziali sin dal 1999.(MISNA)

NIGERIA 24/11/2010
ELEZIONI LEGISLATIVE E PRESIDENZIALI, SI VOTA AD APRILE
Inizialmente previste per gennaio, le elezioni legislative e presidenziali si terranno ad aprile. Lo ha stabilito la Commissione elettorale nazionale (Inec) motivando la decisione con la necessità di aggiornare i registri elettorali e quella di avere più tempo per una migliore preparazione organizzativa. In base alla decisione, le elezioni legislative si terranno il 2 aprile, le presidenziali il 9 aprile e il voto per i governatori e le assemblee degli Stati che costituiscono la federazione il 16 aprile. Eventuali turni di ballottaggio per la presidenza e per i governatori si terranno una settimana dopo il primo turno. Tra il 15 e il 29 gennaio sono previste le operazioni di aggiornamento del registro dei votanti, mentre entro il 25 gennaio dovranno concludersi le primarie dei partiti per stabilire i rispettivi candidati. Per il partito democratico popolare (Pdp, al governo), secondo molti osservatori la sfida decisiva sarà tra il presidente uscente Goodluck Jonathan e l’ex vice-presidente Atiku Abubakar. Johnathan, alla vice-presidenza in seguito alle elezioni del 2007, lo scorso maggio è subentrato allo scomparso presidente Umaru Yar’Adua grazie a un voto parlamentare.(MISNA)

NIGERIA 24/11/2010
ELEZIONI. PRIMARIE PARTITO DI GOVERNO, SETTIMANE DECISIVE
La scelta dell’ex-capo di Stato Atiku Abubakar come candidato delle regioni del nord alle primarie del partito di governo segna l’inizio di una fase cruciale: lo dice alla MISNA Kayode Akindele, direttore a Lagos della società di consulenze politico-finanziarie Greengate Strategic Partners. “L’accordo su Abubakar è frutto di settimane di negoziati – sottolinea Akindele – ma ora bisogna capire se l’ex-presidente Ibrahim Babangida e gli altri uomini forti del nord lo appoggeranno da un punto di vista organizzativo e finanziario”. Originario del gruppo etnico hausa, musulmano, Abubakar è stato vice-capo di Stato tra il 1999 e il 2006. Alle primarie potrebbe essere favorito da chi ritiene inaccettabile l’elezione dell’attuale presidente Goodluck Jonathan, nato e cresciuto nel sud, perché in contrasto con una consuetudine interna al Partito democratico del popolo (Pdp) che prevede alternanze su base regionale negli incarichi istituzionali più importanti. “Jonathan è favorito perché ha il controllo degli apparati dello Stato – sostiene il direttore di Greengate Strategic Partners – ma teme il consolidarsi di alleanze che si richiamino ai principi federali sanciti nella Costituzione”. Il riferimento è agli articoli della Carta fondamentale che fanno corrispondere alla struttura istituzionale della Nigeria una distribuzione degli incarichi di governo sul principio di uguale rappresentanza tra i 36 Stati federali. Se non le primarie previste a gennaio, per avere più elementi bisognerà aspettare almeno l’incontro in programma sabato tra Abubakar, Babangida e gli altri due candidati messi da parte dal Forum dei dirigenti politici del nord. Il quotidiano “Nigerian Tribune” ipotizza un accordo per la “condivisione del potere” che riguarderebbe il diritto di nominare i candidati ad alcuni incarichi di rilievo federale, tra i quali la vice-presidenza dello Stato.(MISNA)

NIGERIA 25/11/2010
DOPO LO SCIOPERO AUMENTA IL MINIMO SALARIALE
È previsto un aumento del 240% del salario minimo nel disegno di legge che arriverà all’esame del parlamento nei prossimi giorni: l’accordo è stato raggiunto oggi durante una riunione del governo, dopo lo sciopero nazionale al quale a inizio mese avevano aderito milioni di nigeriani. Nel testo si stabilisce che il salario minimo aumenterà dagli attuali 7500 a 18.000 naira mensili, circa 89 euro. Lo sciopero indetto dal Congresso del lavoro, la principale confederazione sindacale della Nigeria, era stato caratterizzato da una grande partecipazione con scuole, banche e uffici chiusi e mezzi di trasporto fermi in tutte le grandi città. L’agitazione era stata sospesa dopo un solo giorno a seguito di un incontro dei rappresentanti dei sindacati con Jonathan. (MISNA)

NIGERIA 26/11/2010
GASDOTTO DEL SAHARA, I RUSSI CI CREDONO
Più di 4000 chilometri attraverso il Sahara, per portare il gas della Nigeria in riva al Mediterraneo e stringere la tenaglia sull’Europa: dopo la visita ad Abuja del ministro degli Esteri Sergej Lavrov e l’entrata in produzione del primo giacimento gestito dai russi in Algeria, l’idea di Mosca non sembra un miraggio nel deserto. Del “gasdotto trans-sahariano” Lavrov ha discusso la settimana scorsa con il presidente Goodluck Jonathan. Guarda caso un uomo del Delta del Niger, la regione che custodisce le riserve di metano più ricche di tutta l’Africa, Algeria e Libia comprese. Durante l’incontro sono stati messi nero su bianco gli impegni assunti dopo la costituzione di un consorzio paritetico tra la National Nigerian Petroleum Corporation (Nnpc) e la russa Gazprom, il primo produttore mondiale di metano. “Il condotto – dice alla MISNA Kayode Akindele, direttore a Lagos della società di consulenze politico-finanziarie Greengates Strategic Partners – porterebbe fino a 30 miliardi di metri cubi di gas attraverso Nigeria, Niger e Algeria: gli studi di fattibilità sono già stati consegnati, ora bisogna capire chi mette i soldi”. Qualche sospetto c’è, se è vero che negli ultimi mesi sono divenute più frequenti le visite ad Abuja di Aleksej Miller, l’amministratore delegato di Gazprom. La società russa ha annunciato che l’anno prossimo avvierà attività di estrazione in più di 10 giacimenti africani. A sud di Algeri il primo sito è entrato in produzione alcuni giorni fa, mentre per il secondo c’è già un consorzio con i padroni di casa della Sonatrach. “Un’intensa campagna” di prospezioni è in programma all’inizio del 2011 in Libia, mentre sono probabili intese in Namibia e soprattutto Nigeria, dove Gazprom sostiene di aver adocchiato “una lunga lista di potenziali acquisizioni”. L’idea di nuovi giacimenti “russi” sulle rive del Golfo di Guinea potrebbe convincere anche chi non crede al gasdotto trans-sahariano, un affare da 10 miliardi di dollari. “Uno dei problemi – sottolinea Akindele – è l’apertura di nuovi pozzi: il metano deve alimentare anche il condotto dell’Africa occidentale che serve Benin, Togo e Ghana e, soprattutto, le centrali nigeriane”. Sì, perché la Nigeria è un paese ricco di idrocarburi ma dove l’elettricità non è per tutti. Di recente Jonathan ha presentato le linee guida di una riforma che si impegna a realizzare se sarà confermato alla guida dello Stato nelle elezioni di aprile. L’idea è dare più spazio ai privati nella produzione e nella distribuzione. L’obiettivo, in un paese che produce due milioni di barili di petrolio al giorno, farla finita con le importazioni di gasolio e generatori elettrici per uso privato. Come queste speranze possano conciliarsi con gli interessi russi è da capire. Mosca guarda alla Nigeria, ma anche molto più a nord. Gazprom copre il 30% delle importazioni europee di metano. Se il gas non arrivasse solo dalla taigà siberiana ma anche dalle dune del Sahara gli affari andrebbero ancora meglio. (MISNA)


Nigerian militants seize workers from oil rig
Gunmen in Nigeria have attacked an oil rig and seized five workers after a recent lull in such raids.
Afren, the company which operates the offshore rig, said two workers had been wounded. The nationality of those taken hostage is not clear.
The raid came as an e-mail was sent to journalists warning of new attacks on oil installations in the Niger Delta.
Violence in the oil-producing region had subsided after the main militant group accepted an amnesty last year.
London-based Afren PLC said the gunmen had also attacked a support ship but that both the boat and the rig in the Okoro field off the coast of Nigeria's Akwa Ibom state were now under its control.
The wounded pair have been flown by helicopter for medical treatment, it said.
The company did not provide any further details of the attack but said drilling operations had been suspended.
Violence in the Delta region had caused a sharp fall in Nigeria's oil output until the amnesty offer saw thousands of gunmen lay down their arms.
But a faction of the main militant group is accused of carrying out twin car-bombings in the capital, Abuja as Nigeria was celebrating 50 years of independence on 1 October.
BBC, 8/11/2010

Nigeria strike goes ahead despite presidential talks
Nigerian unions have said they will go ahead with a threatened nationwide strike for a rise in the minimum wage.
But union leaders said they would meet later on Wednesday to decide whether to strike for three days as initially planned or call off the action early.
The possibility of a halt came after President Goodluck Jonathan met union leaders in emergency talks.
The unions want the monthly minimum wage more than doubled to $120 (£75) because prices have risen steeply.
Inflation has been running at double-digit rates in recent years, driven by increases in food and transportation costs.
The minimum wage has not risen for a decade.
Mr Jonathan cut short a visit to Nigeria's main commercial city Lagos to meet with representatives from the country's two main unions, the Nigeria Labour Congress (NLC) and the Trade Union Congress (TUC).
The leader of the NLC at the talks said the two unions' national executives would meet on Wednesday afternoon to decide whether or not to continue with the strike.
"We have heard the message of Mr President," NLC acting president Promise Adewusi told reporters after the talks with Mr Jonathan.
"We are going to go back to our organ [executive council]. The only thing we can say to you is that the strike is on until it is called off by the organ," he said.
Ahead of the talks, Mr Jonathan's office issued a statement saying it was committed to "realistic wages" for all workers.
BBC, 10/11/2010

Nigeria unions suspend strike after pay promise
Nigeria's two largest unions have agreed to suspend their three-day strike after one day's stoppage.
Union leaders said the government had assured them the monthly minimum wage would double to $120 (£75).
But union leaders said they would meet again in a month's time to review progress on the issue.
The strike has disrupted flights and activities in schools, offices and hospitals in major towns and cities across the oil-rich nation.

Panic buying
The BBC's Caroline Duffield in Lagos says union leaders met as the nationwide strike brought government offices to a halt on Wednesday.
There has been panic buying and long queues at petrol stations amid fears of fuel shortages.
President Goodluck Jonathan reportedly pleaded with the two unions - the Nigerian Labour Congress and the Trade Union Congress - to limit the strike to one day only, she says.

Wage Demands
Unions want the government to honour a 2009 agreement on minimum wages
This doubles the minimum wage to 18,000 naira ($120; £75) from 7,500 naira
The minimum wage has not risen for a decade
Inflation running at about 11%

Union leaders were demanding that the government honour the national minimum agreement made in 2009.
Inflation has been running at double-digit rates in recent years, driven by increases in food and transportation costs.
The minimum wage has not risen for a decade.
"We go to the market with the so-called senators who take home millions [of naira], and have to buy at the same level," Zachary Abu, a student in the northern city of Kaduna, told the BBC's Focus on Africa programme.
"We cannot really afford most of the basic things we need in our life."
In Lagos, the main commercial city in the south of the country, a small rally organised by the unions went ahead on Wednesday although many workers decided to stay at home.
A trader who watched the activists march past told AP news agency: "There's plenty of money in Nigeria.
"Nigeria has oil. Nigeria has everything... But we're just managing to survive."
BBC, 10/11/2010

Nigerian military rescue 19 hostages in Niger Delta
Nigerian troops have rescued 19 hostages kidnapped by militants in the Niger Delta this month, officials say.
Two Americans, two Frenchmen, two Indonesians and a Canadian were freed along with 12 Nigerians in a land, air and sea assault, said officials.
Security sources told the BBC the freed hostages were euphoric.
The operation was the first successful rescue of foreign captives in the Delta without any of the hostages being killed in the process.
It is not clear exactly where the operation was carried out, nor whether any militants were killed or wounded.
The foreigners were captured on 8 November, when gunmen attacked an oil rig belonging to London-based Alfren PLC.
The eight Nigerians were seized on an ExxonMobil platform in Akwa Ibom state a week later, in an attack claimed by Mend, a military group operating in the Delta.
Canada and France have both expressed their relief that the citizens are free and thanked the Nigerian authorities for their efforts.
The BBC's Caroline Duffield in Lagos says the rescue operation marks a change in tactics by the Nigerian military, who worked in close co-operation with local contacts to free the captives.
Violence in the oil-rich Delta region has subsided since last year.
In the past, militants have cut the country's oil production by one-third, causing a spike in global oil prices.
The government and many oil militants reached a ceasefire agreement last year in exchange for cash payouts and job training - but a small faction of Mend has resumed the kidnappings.
There were always fears that a new generation of militants would emerge which would ignore the ceasefire, says our correspondent.
There are also signs the amnesty is faltering, following a firebombing attack on the home of presidential adviser Timi Alaibe last week, she adds.
Mend says it is fighting so that more of Nigeria's massive oil wealth is used to benefit the Niger Delta area which produces the oil.
But criminal gangs have taken advantage of the region's instability to make money from ransoms paid by oil companies, and stealing oil.
BBC, 18/11/2010

Nigeria's Adamu banned for three years
Nigeria's Amos Adamu has been suspended from all footballing activity by Fifa's Ethics Committee for three years and fined $10,000.
Tahiti's Reynald Temarii was suspended for one year and fined $5,000 by the committee.
The move follows allegations that the pair asked for money in return for voting on World Cup hosting rights.
It means they will not be able to vote on which countries will host the 2018 and 2022 World Cup.
Adamu released a statement protesting his innocence and vowing to fight the ruling.
"I am profoundly disappointed with the Ethics Committee's findings and had honestly believed I would be exonerated of any charges by now," he said.
"I am innocent of all the charges levelled against me by the Ethics Committee and I completely refute the decision they have made.
"I will be lodging a full appeal against it with immediate effect."
Four former executive members - Slim Aloulou of Tunisia, Mali's Amadu Diakite, Ahongalu Fusimalohi of Tonga and Botswana's Ismael Bhamjee - all received sanctions from Fifa.
Bhamjee was banned for four years, Diakite and Fusimalohi for three and Aloulou for two and all four were fined $10,000.
But the committee dismissed accusations of collusion between Spain/Portugal and Qatar, who are bidding to host the 2018 and 2022 World Cups respectively.
BBC SPORT, 18/11/2010

Nigerian officials find heroin in shipment from Iran
Nigerian officials say they have seized heroin worth nearly $10m (£6.25m), concealed in engine parts shipped from Iran.
The National Drug Law Enforcement Agency (NDLEA) said agents made the seizure at Apapa seaport in Lagos.
The haul comes just days after Nigeria reported Tehran to the UN Security Council over an illegal arms shipment from Iran that was intercepted.
West African ports are key transit hubs for drugs heading to Western markets.
NDLEA spokesman Mitchell Ofoyeju said the agency had received "strong intelligence" from "foreign collaborators" four months ago, so it had been monitoring the consignment before it arrived in Nigeria.
"The NDLEA... decided to get a welder to cut open the engine parts and behold, we found hidden inside them 130kg (20 stone) of heroin," said Mr Ofoyeju.
A customs spokesman told AFP the drugs were brought into Nigeria aboard a foreign vessel, the MV Montenegro.
Three Nigerians have been arrested in connection with the drugs shipment.
In October, Nigerian security forces found a shipment of weapons at the same port.
Rocket launchers, grenades, explosives and other weapons were found in containers labelled as building materials shipped from Iran.
Iran said the weapons were the subject of a "misunderstanding", which had been cleared up.
BBC, 18/11/2010

Niger Delta rebel camp busted
Fifty-one rebels, believed to be behind kidnapping of 19 people, have been arrested after a shootout with military.
The Nigerian army has arrested a rebel gang leader and more than 50 of his followers believed to be behind the kidnapping of 19 people in the oil-producing Niger Delta.
The military said Obese Kuna and his gang had been detained after a shootout in an operation that lasted eight hours when its troops encircled a camp in southern Nigeria's main oil producing region on Friday.
"The military has him and 51 of his boys and is presently transferring the criminals to Port Harcourt in military-escorted gunboats," Timothy Antigha, a spokesman for the military taskforce which polices the Niger Delta, said.
The hostages, two Americans, two Frenchmen, two Indonesians, one Canadian and 12 Nigerians, were freed late on Wednesday after being held by Kuna at a camp in Rivers state.

Military crackdown
The armed forces have said they have taken over several rebel camps in the Niger Delta, the heartland of Africa's biggest oil and gas industry, and that they will carry out more raids to capture gang members.
Unrest in the Niger delta risks undermining the credibility of Goodluck Jonathan, Nigeria's president, in the run-up to elections next April. Jonathan is the first head of state from the oil region and brokered an amnesty with rebels last year.
Key field commanders of the main rebel group, the Movement for the Emancipation of the Niger Delta (Mend), which claims to be fighting for a fairer distribution of oil revenue, accepted the amnesty.
However, many observers say the amnesty has failed to address underlying issues of poverty and unemployment in the Niger Delta. Rebel leaders given stipends in exchange for turning in their weapons would eventually be replaced by others, they warned.

Mend divisions
Patrick Wilmot, a political commentator on African affairs, told Al Jazeera that while some within Mend accepted the amnesty "in good faith", others wanted to continue with "their kidnapping and gun-running".
"The militants now are divided and split, some have accepted the government's offer of amnesty, others said they did but they were secretly organising the rearmament of the movement in their camps."
But the rebels were always factionalised and new leaders have started to emerge, including Obese, a former Dagogo gang member. The military wants to ensure such figures cannot gain a foothold by re-establishing camps in the creeks.
Mend also claimed in a statement on Friday that its fighters had ambushed a convoy of Nigerian army gunboats and killed a number of soldiers, but Antigha said he was not aware of such an attack.
Previous campaigns by Mend fighters have cost Nigeria's oil production, currently averaging around 2.2 million barrels per day (bpd), as much as $1bn a month in lost revenues.
Mend has threatened further attacks but security experts believe a repeat of such a devastating level of unrest is unlikely at this stage, the amnesty and the arrest of several key rebel leaders having damaged the group.
It remains impossible to guard oil facilities fully against sabotage and piracy.
Oil infrastructure in the delta, a network of thousands of shallow creeks opening into the Gulf of Guinea, is extremely exposed with thousands of kilometres of pipeline passing through remote terrain.
Al Jazeera 20/11/2010

Nigeria's Mend militants claim oil pipeline attack
The Nigerian militant group Mend has said it was behind a weekend attack on an oil pipeline feeding a big refinery.
The Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC) has confirmed the attack by armed militants on its Warri-Escravos pipeline in the Niger Delta.
Violence in the oil-rich Delta region had subsided over the last year following a ceasefire agreement giving amnesty to militants.
But a small faction of Mend has recently resumed kidnappings and raids.
The Movement for the Emancipation of the Niger Delta (Mend) says it is fighting so that more of Nigeria's massive oil wealth is used to benefit the Niger Delta area which produces the oil.
But criminal gangs have taken advantage of the region's instability to make money from ransoms paid by oil companies, and stealing oil.

'Warning'
"This attack and similar attacks on pipelines which will take place within the next few days is a reminder to the Nigerian government of the futility of wasting the nation's resources in combating militancy without addressing the underlying causes of agitation in the Niger Delta," Mend said in an e-mail to journalists.
It is believed that a breakaway faction is behind the twin car bombings which killed 12 people during a celebration of Nigeria's 50 years of independence last month.
Over the weekend, the army said it had arrested 63 militants in connection with the recent kidnapping of 19 oil workers.
The hostages - including US, Canadian, French, Indonesian and Nigerian nationals - were rescued last Wednesday.
The operation was the first successful rescue of foreign captives in the Delta without any of the hostages being killed in the process.
In the past, militants have cut Nigeria's oil production by one-third, causing a spike in global oil prices.
The government and many oil militants reached a ceasefire deal last year in exchange for cash payouts and job training.
Nigeria is one of the world's biggest oil producers - averaging around 2.2m barrels per day in the Niger Delta.
BBC, 23/11/2010

Nigeria to hold presidential election on 9 April
Officials in Nigeria have said the country will hold a presidential election on 9 April next year, ending months of uncertainty.
The poll had originally been scheduled for January, but was postponed after parliament approved constitutional changes.
Officials said the delay was needed so they could amend the voters' roll, which they described as deeply flawed.
Nigeria's previous elections have been marred by violence and alleged fraud.
The Independent National Election Commission said a parliamentary election would be held on 2 April, a week before the presidential vote.
The governing PDP (People's Democratic Party) has won all of Nigeria's presidential elections since military rule ended in 1999 and so correspondents say its candidate will be seen as the favourite.
The candidacy of President Goodluck Jonathan has been challenged by four PDP members, including former Vice-President Atiku Abubakar.
BBC, 23/11/2010

Nigeria finds more weapons in Lagos port
Several people have been arrested in Nigeria following a seizure of illegal arms at a port in Lagos.
More than 1,000 rounds of ammunition and eight military vehicles were among the items confiscated, officials said.
Last month, security officials found 13 containers of heavy artillery in a Lagos port. Investigations showed the shipment was destined for The Gambia.But reporters say these discoveries have increased fears of possible violence ahead of elections next year.
Electoral officials said on Tuesday that Nigeria's presidential poll will be held on 9 April instead of January, ending months of speculation.

Camouflage
Navy officials told the BBC that the illegal arms seized on Tuesday had been loaded in the US.
"Eight heavy duty trucks painted in military camouflage were also impounded," said Captain Kabir Aliyu.
Investigations have revealed that the shipment intercepted last month was from Iran.
Nigeria reported that seizure to the UN Security Council as Iran is under UN sanctions because of its nuclear programme and is banned from supplying, selling or transferring arms.
Security has been stepped up in Lagos since the deadly twin bombings on 1 October during celebrations of the 50th anniversary of independence.
A militant group from the oil-producing Niger Delta region claimed responsibility for the blast.
BBC, 24/11/2010

Iranian man charged in Nigeria over arms shipment
An Iranian man has been charged with arms trafficking in a Nigerian court, in connection with a shipment of weapons intercepted last month.
Azim Aghajani appeared in court in Abuja, but did not enter a plea.
Court documents reportedly identified him as a Tehran businessman, and also a member of Iran's Revolutionary Guards.
Three Nigerians have also been charged in connection with the shipment, which included rockets and grenades hidden among building materials.
The court said Mr Aghajani had been charged with attempting to import prohibited arms into Nigeria and conspiring to send the illegal shipment to Gambia.
The Iranian said he needed his embassy to represent him before he could present his plea.
Two of the three Nigerian defendants were only charged with conspiring to re-export the shipment to Gambia.
All four men are reported to be in custody in the Nigerian capital.
"This is a matter of great national importance, and if I may add, it has international implications," said prosecutor Matthew Idakwo. "These arms were imported from Iran to our country. It is of great interest to the world."
The BBC's Fidelis Mbah in Port Harcourt, who has been following the case, says Mr Aghajani's court appearance came as a surprise.
People were not aware that Mr Aghajani was going to be charged in court, as the Iranian government had been reaching out to their Nigerian counterparts to find ways of resolving this issue, our correspondent says.
The arms were discovered at Apapa seaport in Lagos in October. They were hidden in 13 containers shipped from Iran, which were labelled as building supplies.
Mr Aghajani is believed to be the man who was questioned inside the Iranian embassy in Nigeria several weeks ago in relation to the shipment.
There were reports that the Nigerian authorities wanted to question a second Iranian national, but that he had since left the country.
Iran has said the weapons were the subject of a "misunderstanding" that has now been cleared up.
Nigeria reported the seizure of the shipment to the UN Security Council for an apparent breach of the sanctions against Iran.
Another illegal shipment of weapons was discovered in Lagos on Wednesday, increasing fears among some Nigerians of possible violence ahead of next year's elections.
BBC, 25/11/2010

Shell and Halliburton quizzed over Nigeria 'corruption'
Nigerian anti-fraud police are set to question the local managing directors of Shell and Halliburton.
Both companies were investigated by the US Department of Justice over their alleged roles in bribery scandals in countries including Nigeria.
Now "we are looking at the Nigeria end of things", said a spokesman for Nigeria's anti-fraud police.
Shell says it is innocent but will co-operate. Halliburton could not immediately be reached for comment.
"The [local] managing director of Shell and that of Halliburton are to appear in our Lagos office today for questioning over bribery cases," said Femi Babafemi, a spokesman for Nigeria's anti-graft Economic and Financial Crimes Commission (EFCC).
"Apart from these two chief executives, there are 21 other people, both expatriates and Nigerians, that are to appear in Abuja today for questioning over the scandals," he said, according to Agence France Presse.

US plea deal
Earlier this year, Shell was told to hand over a $30m (£19m) criminal fine for paying money to a company that in turn bribed Nigerian customs officials.
Despite maintaining that it is innocent, it was also forced to pay a further $18m of profit and interest as part of a US plea deal.
Now Nigeria's anti-fraud police - the Economic and Financial Crimes Commission - say new developments in the case mean they want to question Shell's managing director in Nigeria, Mutiu Sunmonu.
A Shell spokesman said they would fully co-operate with the police, said the BBC's Caroline Duffield in Lagos.
Separately, the managing director of Halliburton in Nigeria has also been asked to attend an interview.

Arrests
Halliburton is being probed over a scandal involving the Nigeria Liquefied Natural Gas Company.
Senior executives of Halliburton - and two other companies, Saipem Construction and Technip - were arrested and then released last week.
KBR last year pleaded guilty to paying $180m in bribes to Nigerian officials prior to 2007, when it was a subsidiary of Halliburton. The firm agreed to pay $579m in fines related to the case in the US.
But Nigeria, France and Switzerland are now conducting their own investigations into the case.
The two firms have now split, and Halliburton says it is not connected with the case against KBR. It has complained that the raid on its office last week had no legal basis.
Halliburton could not immediately be reached for comment on whether its executive will co-operate with the EFCC.
Nigeria is a member of the oil cartel Opec and is one of the world's biggest oil exporters.
BBC, 30/11/2010