mercoledì 1 giugno 2011

MAGGIO 2011

maggio 5, 2011 - NIGERIA

DELTA DEL NIGER, ENI SOTTO ACCUSA


maggio 6, 2011 - NIGERIA

DELTA DEL NIGER, ILLEGALI I POZZI DELLA SHELL


10 maggio 2011 - NIGERIA
RICORSO ELETTORALE

maggio 11, 2011 - NIGERIA

VIOLENZE ELETTORALI, INDAGA UN COMITATO DI ESPERTI


12/05/2011
Nigeria, arrestato il criminale più ricercato del Paese

Rapiti un italiano e un britannico in Nigeria
13-05-2011 - Rai News 24

maggio 16, 2011 - NIGERIA

LE CIFRE DI UN DRAMMA, LA VOGLIA DI RICONCILIAZIONE


maggio 16, 2011 - NIGERIA

TESTIMONE DELLA GIUSTIZIA, APPUNTI PER IL FUTURO


maggio 26, 2011 - NIGERIA

DIRITTO ALL’INFORMAZIONE, UNA NUOVA LEGGE FA SPERARE


maggio 27, 2011 - NIGERIA

POSTI DI BLOCCO E SPERANZE: GIURA IL PRESIDENTE


maggio 30, 2011 - NIGERIA

SI INSEDIA PRESIDENTE, ATTENTATO AL NORD

Four Nigerian bank bosses are re-arrested

BBC, 4/5/2011

Shell loses Nigeria Bonny Terminal land dispute

BBC, 6/5/2011

Nigeria: Deadly attack on northern village

BBC, 7/5/2011

Nigerian youth employed to guard oil pipelines

BBC, 27/5/2011


maggio 5, 2011 - NIGERIA

DELTA DEL NIGER, ENI SOTTO ACCUSA

Varie associazioni nigeriane stanno raccogliendo prove di violazioni dei diritti delle comunità del Delta del Niger per far causa a Eni in Italia: lo dice alla MISNA Osayande Omokaro, responsabile dell’ong Environmental Rights Action, oggi a Roma per l’assemblea degli azionisti del gruppo energetico.
Gli abusi contestati – sottolinea Omokaro – sono di diverso tipo: dalla fuoriuscita di petrolio nei campi dei contadini al ‘gas flaring’, la combustione del metano nell’atmosfera, una pratica altamente inquinante definita illegale da una sentenza della magistratura nigeriana”.
L’ipotesi di far causa a Eni in Italia si spiega con le norme più rigorose applicate nei paesi dell’Unione Europea (Ue) in materia di responsabilità aziendale. L’obiettivo delle associazioni è favorire un cambiamento nel Delta, una regione che custodisce il 90% del petrolio nigeriano ma è storicamente ostaggio di disoccupazione, povertà e degrado ambientale.
Le promesse mancate delle multinazionali sono state denunciate tante volte dai rappresentanti delle cosiddette “host communities”, le comunità che abitano il territorio dove è estratto il greggio e si concentrano le installazioni petrolifere. È accaduto con l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e con la statunitense Chevron; ora la storia si ripete con l’operatore locale di Eni, Agip Nigeria, nel Golfo di Guinea dal 1962.
Di fronte all’assemblea degli azionisti Omokaro ha denunciato inadempienze e violazioni connesse all’attività di un impianto per la produzione di elettricità costruito nello Stato del Delta sei anni fa, l’Okpai Power Plant. “Il progetto – spiega alla MISNA il responsabile di Environmental Rights Action – fu autorizzato dal presidente Olusegun Obasanjo a condizione che Agip Nigeria destinasse parte dell’elettricità alle comunità locali: ma questo non è mai accaduto, nonostante un ordine esecutivo del governo”.
Secondo gli attivisti, oltre 450 dei 480 megawatt di energia prodotti dall’impianto sono immessi nella rete elettrica nazionale e trasferiti a Lagos e in altre regioni della Nigeria. “Alle comunità locali – sostiene Omokaro – non resta nulla: ora chiedono 50 megawatt per illuminare le case e aiutare l’economia”.
La speranza è alimentata dalla conferma alla guida dello Stato di Goodluck Jonathan, divenuto il mese scorso il primo presidente eletto originario del Delta. Tra le sue promesse c’è una “rivoluzione del gas” da 10 miliardi di dollari, che punterebbe in particolare sulla produzione di elettricità a partire dal gas di norma bruciato nell’atmosfera durante la lavorazione del petrolio. La “rivoluzione” riguarda anche Agip Nigeria, firmataria di un memorandum d’intesa per la costruzione di un impianto a nord di Port Harcourt, la principale città del Delta. “Le comunità sono pronte a dare un’altra possibilità a Eni – avverte Omokaro – ma anche a denunciare nuove violazioni”. (MISNA)

maggio 6, 2011 - NIGERIA

DELTA DEL NIGER, ILLEGALI I POZZI DELLA SHELL

La multinazionale Royal Dutch Shell occupa illegalmente il territorio di Bonny Island, uno dei poli petroliferi più importanti del Delta del Niger: lo ha stabilito un tribunale locale, dando ragione ai contadini e ai pescatori che difendono il loro diritto alla terra.
La sentenza è stata notificata ieri da una corte di Port Harcourt, la principale città del Delta, dopo che Shell aveva presentato ricorso contro un primo verdetto sfavorevole emesso tre anni fa.
Il giudice ha confermato la sentenza del 2008 perché Shell non è riuscita a convincerlo di possedere i documenti comprovanti il diritto a occupare della terra” ha commentato un avvocato che rappresenta le comunità locali.
Per l’applicazione della sentenza bisognerà però aspettare la conclusione di tutti i gradi di giudizio, perché ieri Shell ha annunciato un ennesimo ricorso.
Il Delta custodisce il 90% degli idrocarburi della Nigeria, la prima potenza petrolifera d’Africa. Nonostante le sue ricchezze, la regione è storicamente ostaggio di povertà e degrado ambientale. (MISNA)

10 maggio 2011, NIGERIA
RICORSO ELETTORALE
Il ‘Congresso per un cambiamento progressivo’ (Cpc), principale partito di opposizione, ha presentato un ricorso per frodi elettorali, mettendo in discussione la vittoria del presidente uscente Goodluck Jonathan e chiedendo che il voto venga ripetuto in diverse aeree del Sud del paese. Muhammadu Buhari, candidato del Cpc, ha ottenuto il 32% delle preferenze mentre Jonathan ha vinto con il 59%. (MISNA)

maggio 11, 2011 - NIGERIA

VIOLENZE ELETTORALI, INDAGA UN COMITATO DI ESPERTI

Stabilire cause, valutare conseguenze, accertare responsabilità: sono questi i compiti del comitato di esperti creato oggi dal governo per indagare sulle violenze seguite in diverse regioni del Nord semiarido e a maggioranza musulmana alle elezioni presidenziali del 16 aprile.
Guidati da Sheikh Ahmed Lemu, un noto esponente della comunità islamica, i 22 membri del comitato dovranno verificare tra l’altro eventuali responsabilità di partiti e dirigenti politici in forniture illegali di armi.
Le violenze erano cominciate dopo la proclamazione della vittoria di Goodluck Jonathan, un presidente originario del Sud petrolifero e per lo più cristiano. Nelle regioni settentrionali dove le aggressioni e gli scontri sono stati più gravi era risultato in vantaggio Muhammadu Buhari, un ex-capo di Stato nato e cresciuto politicamente nel Nord e di religione musulmana.
Nonostante a livello ufficiale non sia stata diffusa alcuna stima del numero delle vittime, missionari e responsabili di organizzazioni umanitarie hanno raccontato alla MISNA di centinaia di vittime. Nei giorni scorsi il governo ha sostenuto che le violenze erano state “organizzate”, suggerendo una responsabilità del Congress for Progressive Change (Cpc) di Buhari. I dirigenti di questo partito, al contrario, hanno parlato di un’esplosione spontanea dovute a irregolarità e brogli diffusi.

12/05/2011
Nigeria, arrestato il criminale più ricercato del Paese
Colpevole di cinquanta omicidi, era a capo di un impero criminale. Presi con lui altri tre banditi: colti in flagrante durante una rapina
La polizia nigeriana ha arrestato Emmanuel Nnamdi Ebulu, 32 anni, conosciuto alle cronache come "Stone", ex vice del famigerato rapinatore "Osisikankwu", ucciso ad Abia nel 2010. L'operazione si sarebbe svolta la scorsa settimana nello Stato di Akwa-Ibom, dove il criminale sarebbe stato sorpreso, assieme ad altri tre banditi, mentre metteva a segno l'ennesimo colpo, dopo avere ucciso tre persone, sequestrato denaro e rubanto una Toyota della compagnia energetica Ibom Power Ltd.
Oltre a "Stone", sono stati arrestati altri tre "colleghi". Si tratta di Chukwunna Anueze, 48 anni, autista di un'autobotte proveniente dallo Stato di Imo; Chidi Udochi, 30 anni, e Igwe Okechukwu, il più giovane, 25 anni, receptionist presso la Fson Guest House di Port Harcourt.
Nnamdi Ebulu era il bandito più ricercato del Paese, a capo di un impero criminale con decine di malavitosi affiliati. Famoso per l'utilizzo di armi estremamente sofisticate, aveva di recente rilasciato dichiarazioni utili agli investigatori per identificarlo come autore di numerose rapine armate ai danni di banche, tra cui la Union Bank, la First Bank e la Banca Zenith di Osisioma, un colpo in cui raccolse un bottino di quasi 135 mila euro.
PEACEREPORTER

Rapiti un italiano e un britannico in Nigeria
Kano, 13-05-2011
Un italiano e un britannico, ingegneri della societa' di costruzioni 'Stabilini Visinoni Limited', sono stati rapiti ieri sera nell'estremo Nord Ovest della Nigeria, in un'area prossima al confine con il Niger.
"Un'orda di uomini armati", secondo quanto riportato dalla polizia locale, ha fatto irruzione nell'appartamento dove vivevano i due occidentali, sequestrandoli. Da quel momento, dei rapiti non si hanno notizie mentre in serata il ministro degli Esteri Franco Frattini ha affermato di non aver ricevuto "nessun tipo di richiesta o rivendicazione".
I due occidentali lavoravano alla costruzione di un edificio della banca centrale a Birnin Kebbi, capitale dello Stato di Kebbi, situato nel Nord Ovest della Nigeria. Descrivendo l'attacco, Adamu Hassan, responsabile della polizia dello Stato di Kebbi, ha riferito che il gruppo di rapitori e' penetrato nell'appartamento portando via i due occidentali ma non "un'importante somma di denaro in contanti" che si trovava nell'edificio.
Nel sequestro sono stati coinvolti anche un ingegnere nigeriano, rimasto ferito da colpi di arma da fuoco e un collega di nazionalita' tedesca, riuscito a fuggire scavalcando una rete metallica situata all'esterno.
"Abbiamo avviato un'indagine e una caccia all'uomo" in tutta l'area e nei Paesi limitrofi, ha annunciato in serata Olusola Amore, portavoce della polizia nazionale. Mentre un centralinista della sede della Stabilini-Visinoni a Lagos, ha affermato di "essere a conoscenza" del rapimento ma di non poter dare alcuna informazione fino al prossimo lunedi', quando saranno presenti "i responsabili" della societa', creata in Nigeria da italiani circa 40 anni fa.
Le ambasciate italiana e britannica a Abuja hanno mantenuto il riserbo e, dalla Toscana, Frattini ha affermato che sara' seguita "la tattica di sempre, cioe' quella di lavorare in silenzio", assicurando di "aver attivato tutti i nostri canali". Nello Stato di Kebbi i sequestri sono piuttosto rari, a differenzA che nel Sud petrolifero della Nigeria dove numerosi dipendenti stranieri sono oggetto di sequestri e, generalmente vengono rilasciati dopo alcuni giorni in cambio di un riscatto.
L'area dove e' stato rapito l'ingegnere italiano e' pero' prossima al confine con il Niger che, con il Mali e la Mauritania, e' tra i Paesi dove opera l'Aqmi, il braccio maghrebino di Al Qaida che fa del sequestro di occidentali una delle maggiori fonti di sopravvivenza. Attualmente, nelle mani del gruppo terrorista c'e' anche un'italiana, Maria Sandra Mariani, rapita lo corso 2 febbraio nel Sud dell'Algeria.
Rai News 24

maggio 16, 2011 - NIGERIA

LE CIFRE DI UN DRAMMA, LA VOGLIA DI RICONCILIAZIONE

Sono almeno 800 le vittime causate nel Nord semiarido e a maggioranza musulmana dalle violenze seguite alla conferma del presidente Goodluck Jonathan, originario del Sud petrolifero e cristiano: lo dicono alla MISNA i responsabili di Civil Rights Congress (Crc), un’ong nigeriana che lavora nella regione da anni.
Secondo Shehu Sani, il segretario generale dell’organizzazione, il dato potrebbe essere inferiore a quello reale perché in molti casi le vittime sono state seppellite in fosse comuni prima che fosse possibile identificarle. L’aiuto degli operatori di Crc, presenti in molte aree del Nord, è stato decisivo perché oggi l’ong statunitense Human Rights Watch potesse pubblicare una ricerca sulla crisi seguita alle elezioni del 16 aprile.
Soprattutto negli Stati di Kano, Kaduna, Bauchi e Gombe, agguati e spedizioni punitive hanno lasciato ferite profonde. “A Kaduna – dice Sani – 34.000 sfollati sono ancora accampati nella zona dell’aeroporto e in strutture provvisorie: le loro case, spesso, sono state bruciate”.
Le violenze erano cominciate dopo l’annuncio della sconfitta di Muhammadu Buhari, un candidato originario del Nord e musulmano che ha raccolto la maggioranza dei voti in molti degli Stati settentrionali. I sospetti e le accuse sono stati più forti del giudizio positivo degli osservatori elettorali e hanno finito per colpire le minoranze e gli immigrati, spesso cristiani ma a volte anche musulmani.
Secondo Sani, le radici della crisi sono da cercare nell’incapacità dei dirigenti politici di utilizzare le rendite del petrolio per ridurre disoccupazione e povertà. “Jonathan deve cambiare – sostiene il segretario generale di Civil Rights Congress – puntando sullo sviluppo e favorendo la riconciliazione tra le componenti regionali, etniche e sociali del mosaico nigeriano ” (MISNA)

maggio 16, 2011 - NIGERIA

TESTIMONE DELLA GIUSTIZIA, APPUNTI PER IL FUTURO

La questione economica e sociale è al cuore di una riconciliazione possibile” dice alla MISNA monsignor Matthew Hassan Kukah, vicario apostolico dell’arcidiocesi di Kaduna, raccontando del suo nuovo libro “Witness to Justice”, “Testimone della giustizia”.
Le 507 pagine del volume sono il frutto del lavoro come membro della Commissione giudiziaria di indagine sulle violazioni dei diritti umani, un organismo istituito dal presidente Olusegun Obasanjo con l’obiettivo di chiarire le cause, la natura e le responsabilità di abusi commessi a partire dal 1966 in oltre 30 anni di regimi militari.
Durante l’esperienza con la Commissione, tra il 1999 e il 2002, monsignor Kukah ebbe l’opportunità di andare al fondo delle dinamiche politiche, economiche e sociali della Nigeria. Fu un passaggio importante, proseguito poi con le nomine a segretario della Conferenza per le riforme politiche nazionali o a presidente della commissione per la riconciliazione tra la multinazionale Royal Dutch Shell e la comunità ogoni della regione petrolifera del Delta del Niger.
In “Witness to Justice” è centrale la denuncia degli abusi dei militari e di un sistema di “impunità” che, per decenni, ha bloccato lo sviluppo del paese più popoloso e in potenza più ricco d’Africa. Ma molta attenzione è riservata al futuro e al cammino che la Nigeria, come hanno dimostrato le violenze post-elettorali del mese scorso, deve ancora compiere.
È parte di questa riflessione il capitolo intitolato “A Theological Economics of Reconciliation”, “Economia teologica della riconciliazione”. L’idea, sviluppata con ripetuti riferimenti al Nuovo catechismo cattolico voluto da Giovanni Paolo II nel 1995, è che le comunità religiose devono contribuire a indirizzare le scelte di rilievo sociale. “I politici hanno la responsabilità di definire il quadro economico e politico favorevole alla riconciliazione – scrive monsignor Kukah – ma le comunità credenti devono individuare i compiti che chi ha derubato la nazione deve assolvere a beneficio di coloro che sono stati impoveriti”. Secondo il vicario di Kaduna, la Chiesa “non deve sostituirsi allo Stato” ma ha la responsabilità di denunciare la povertà come “una violazione dei diritti umani”. Parte da qui, da questa consapevolezza, il futuro della Nigeria. (MISNA)

maggio 26, 2011 - NIGERIA

DIRITTO ALL’INFORMAZIONE, UNA NUOVA LEGGE FA SPERARE

Il carattere pubblico dei documenti e degli atti amministrativi è l’assunto di base di una legge sull’informazione approvata in questi giorni dal parlamento e accolta con favore da giornalisti, editori e organizzazioni della società civile.
Le nuove norme disciplinano le modalità d’accesso alle informazioni detenute dagli organi dello Stato, definiscono tutela della privacy e interesse pubblico e prevedono multe fino all’equivalente di 2250 euro per i funzionari che sottraggano illegittimamente documenti amministrativi alle verifiche dei cittadini.
Secondo l’Associazione nigeriana dei proprietari di giornali, il voto del parlamento può segnare “una nuova alba” per il paese a pochi giorni dall’insediamento del presidente Goodluck Jonathan per un secondo mandato. Di “una vittoria dopo una lunga battaglia” hanno parlato i rappresentanti della Coalizione per la libertà di informazione, un’ong che si batte per i diritti civili.
Dopo il via libera del Senato, seguito di tre mesi al voto della Camera, per entrare in vigore la legge dovrà essere promulgata dal capo dello Stato. La firma di Jonathan è però ritenuta scontata visto il sostegno alle nuove norme finora manifestato dal presidente. (MISNA)

maggio 27, 2011 - NIGERIA

POSTI DI BLOCCO E SPERANZE: GIURA IL PRESIDENTE

Misure di sicurezza rafforzate sono in vigore nella capitale Abuja e in molti Stati della Nigeria in vista delle cerimonie di insediamento del presidente Goodluck Jonathan e dei governatori eletti ad aprile: lo dicono alla MISNA fonti locali, raccontando allo stesso tempo delle speranze in una nuova fase di sviluppo.
Le strade di Abuja attorno a Eagle Square sono state cordonate dalla polizia anche perché nessuno ha dimenticato gli attentati dinamitardi che, nel giorno del 50° anniversario dell’indipendenza, il 1° ottobre scorso, causarono 12 vittime. Ad alimentare i timori sono anche le violenze che hanno spazzato il nord della Nigeria, semi-arido e per lo più musulmano, dopo il successo elettorale di Jonathan, un presidente originario del Sud petrolifero e cristiano.
Cambiare sarà difficile se è vero che a 12 anni dalla fine dei regimi militari, 90 milioni di nigeriani continuano a vivere in povertà e che, come hanno denunciato ieri gli autori di un attacco informatico ai siti del governo, per la cerimonia di Abuja sono stati spesi oltre quattro milioni di euro.
Domenica, comunque, in milioni saranno di fronte agli schermi televisivi. “La speranza di una nuova fase di sviluppo – dice alla MISNA padre Ralph Madu, direttore delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale – è rafforzata da un voto giudicato trasparente anche dagli osservatori stranieri”. Un altro segnale incoraggiante è l’approvazione in parlamento di una legge sull’informazione giudicata da giornalisti, editori e organizzazioni della società civile la migliore che la Nigeria abbia mai avuto. Le nuove norme disciplinano le modalità di accesso alle informazioni detenute dagli organi dello Stato, definiscono tutela della privacy e interesse pubblico e prevedono multe fino all’equivalente di 2250 euro per i funzionari che sottraggano illegittimamente documenti amministrativi alle verifiche dei cittadini. “La legge – dice padre Madu – è un passo importante: ora tutti si aspettano la promulgazione”. (MISNA)

maggio 30, 2011 - NIGERIA

SI INSEDIA PRESIDENTE, ATTENTATO AL NORD

Insieme “per una nuova Nigeria”, perché “il tempo dei lamenti è finito”: si è presentato così ad Abuja il Goodluck Jonathan che ieri ha prestato giuramento per il suo primo mandato da capo dello Stato democraticamente eletto, dopo che in precedenza aveva occupato la stessa carica per alcuni mesi in sostituzione dello scomparso Umaru Yar’adua di cui era stato il vice-presidente. “Siamo entrati in un tempo di trasformazioni – ha detto Jonathan – e di azione. La Nigeria potrà cambiare in meglio se tutte le sue componenti si impegneranno con sincerità. Cinismo e scetticismo non ci aiuteranno, tutti insieme dobbiamo dare a questo paese un’altra possibilità”.

Diversi i capi di Stato e di governo presenti alla cerimonia: tra questi, il presidente sudafricano Jacob Zuma, l’angolano José Eduardo dos Santos, il camerunense Paul Biya, Robert Mugabe per lo Zimbabwe. Strettissime le misure di sicurezza, sia ad Abuja che in molti Stati della Nigeria dove si sono svelte le cerimonie di insediamento dei governatori eletti ad aprile. In particolare, erano state le strade di Abuja intorno a Eagle Square a essere cordonate dalla polizia anche in considerazione degli attentati dinamitardi che, nel giorno del 50° anniversario dell’indipendenza, il 1° ottobre scorso, avevano causato 12 vittime. Ciononostante, alcune ore dopo il giuramento, nella città settentrionale di Bauchi almeno 10 persone hanno perso la vita in seguito all’esplosione di tre ordigni piazzati nei pressi di un mercato all’interno di un’area militare ma aperto ai civili.(MISNA)


Four Nigerian bank bosses are re-arrested

Nigeria's Economic and Financial Crimes Commission (EFCC) has re-arrested four former bank executives who were sacked in 2009 for financial mismanagement.
The anti-corruption agency says the accused, who were already on bail, will face fresh charges.
Separate trials of the former bosses of Intercontinental Bank, Union Bank, Finbank, and Afribank began on Wednesday in Lagos.
Eight other directors from the same banks are expected to face charges.
The cases come two years after Nigeria's Central Bank issued a $4bn (£2.4bn) bailout for nine banks and removed the chief executives, accusing them of fraudulent practices.
Analysts believe that this prevented the collapse of the nine banks and possibly the country's entire banking sector.
Ever since his appointment two years ago, the governor of the central bank, Lamido Sanusi, has made cleaning up Nigeria's banking system the cornerstone of his polices, insisting that the financial authorities would not tolerate any unethical practices within the sector.
BBC, 4/5/2011

Shell loses Nigeria Bonny Terminal land dispute

The oil giant Shell has lost its appeal against a ruling that it is not the rightful owner of land where it runs Nigeria's biggest oil export terminal.
Three years ago, a lower court said the oil firm should pay rent to the local community for Bonny Terminal, but Shell says it bought the land outright.
Shell says it will appeal to the Supreme Court against the judgement.
Few residents of the Niger Delta, home to Nigeria's oil industry, have benefited from the area's oil wealth.
"Justice Ekembi Eko upheld that [original] judgement and said that Shell failed to convince the court that they have the certificate of occupancy on the land," Reuters news agency quotes Emmanuel Asido, one of the lawyers representing the community elders, as saying.
Shell spokesman Precious Okolobo said: "We believe the judgement is wrong."
The Niger Delta has few major roads and many villages lack electricity and clean water.
Communities have repeatedly claimed that international oil firms fail to respect their rights and contaminate their land with oil spills, though the companies dispute this.
Nigeria is Africa's biggest oil producer, but attacks by militants on oil installations led to a sharp fall in output during the last decade.
Last year, a government amnesty led thousands of fighters to lay down their weapons.
BBC, 6/5/2011

Nigeria: Deadly attack on northern village

At least 16 people have been killed in an attack on a predominantly Christian village in northern Nigeria.
Police said late on Friday that unidentified assailants had also burnt a number of houses in the village in Bauchi state, near Tafawa Balewa.
Bauchi is in Nigeria's middle belt, where the predominantly Muslim north meets the mainly Christian south.
There are long-standing tensions in the area rooted in power struggles and land disputes, correspondents say.
This has caused violence in the past between indigenous Christian or animist groups, and Muslim settlers from the North.
Hundreds have died in clashes in Nigeria following national elections last month in which Goodluck Jonathan, a southern Christian, won the presidential poll against a Muslim, Muhammadu Buhari.
The worst of the violence was in Bauchi and Kaduna states.
BBC, 7/5/2011

Nigerian youth employed to guard oil pipelines

Nigeria's government has employed 12,000 young people to protect oil and gas pipelines in the Niger Delta.
Petroleum Minister Diezani Alison-Madueke said the youth would patrol some 5,000km (3,000 miles) of pipeline to stop it from being vandalised.
She said it was part of the government amnesty programme offered to the region's militias who were fighting for a greater share of oil revenues.
Locals and criminal gangs often try to pierce the pipes to siphon off oil.
Ms Alison-Madueke's announcement comes after at least two people died this week in Sapele, Delta state, in an explosion at a pipeline damaged by villagers trying to steal the oil.
Few residents of the Niger Delta, home to Nigeria's oil industry, have benefited from the area's oil wealth.
Nigeria is Africa's largest oil producers, but attacks by militants on oil installations led to a sharp fall in output during the last decade.
The thousands of fighters who laid down their weapons in a government amnesty in 2009 were promised training and jobs.
BBC, 27/5/2011